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IGTV: lo smartphone è pronto a sfidare il 50 pollici di casa

Le persone. dicevamo, passano molte ore al giorno su Instagram. E la community conta quasi più del canale su cui si crea, una volta che si è solidificata. Per questo per Instagram è in un momento d’oro e ne approfitta. Non a caso l’app ha deciso di scendere ora in campo con una grossa novità: l’IGTV, la tv di Instagram. Da oggi, anzi da ieri, è possibile condividere video lunghi fino a 60 minuti, (beh 10 minuti per i comuni mortali, 60 per chi fa views da capogiro) rigorosamente in VERTICALE! Solo qualche anno fa una cosa del genere era impensabile, la tv era rigorosamente orizzontale, wide screen, apprezzata su televisori tanto più grandi quanto più appaganti. Vade retro a parlare di video verticali, sintomo di incapacità e dilettantismo. Ma oggi le cose sono cambiate, anche i più snob hanno dovuto adattarsi per non venir tagliati fuori.

Chi ha più tempo, d’altronde, per restare a casa a guardare la tivù? Escludendo le fasce di età più avanzate, sono rimasti davvero in pochi i giovani a concedersi questo lusso. Meglio lo smartphone per i tempi morti, per guardare video pigramente sdraiati o seduti ovunque.

La tv di Instagram promette bene, perché nasce cavalcando il boom del social. E alcune aziende hanno già deciso di buttarsi e sperimentare, ma non chiamiamola “pubblicità”. Ormai è un concetto trito e ritrito che il messaggio promozionale fino a se stesso va morendo, o meglio, che deve arrivare alla fine di una lunga trafila disinteressata di content ad hoc, di contenuti utili e di intrattenimento a solo beneficio di chi ne usufruisce senza per forza mirare a un riscontro diretto. E per chi pensa che sia una perdita di tempo, vi accorgerete presto che sarete gli ultimi rimasti a non portare in dote nulla ai vostri possibili clienti. Sarete gli ospiti che si presentano a cena senza vino, state certi che ci penseranno due volti a invitarvi nuovamente!

Insomma l’IGTV è una possibilità, non tutti possono coglierla. Fare i video è time-consuming, servono risorse, anche per prodotti di bassa qualità tecnica. Servirà, inoltre, almeno una buona idea alla base? Quindi tempo ed esperienza, un piano editoriale alle spalle, persone sul pezzo per seguire il progetto. Non è una passeggiata. Per ora IGTV struttura principalmente in base alle nostre attuali connessioni, si tratta d’altronde di una fase embrionale della piattaforma che NON prevede la possibilità di inserire pubblicità e quindi guadagnare con i video.

Ma cosa ci dà in cambio? A parte la suddetta reputation, ci offre una cosa preziosissima in area marketing: i dati. Informazioni dettagliate su chi ci guarda, da dove, a cosa è maggiormente interessato. Questo è l’aspetto più interessante in effetti se si vuole provare a stringere qualcosa con le fantomatiche views, avendo così un ampio campione su cui studiare strategie di marketing ad hoc da distribuire con mezzi differenti.

Ikea, Nike e altri grossi brand sono già scesi in pista per la nuova sfida IGTV anche se non sembra che sviluppino contenuti nativi per la piattaforma, ma piuttosto si limitano a riadattare al canale prodotti comunicativi giù spesi altrove. Ma state in guardia, IGTV non sfida solo YouTube, mette in pericolo la vecchia e apparentemente immortale televisione, in un momento di forte crisi del piccolo schermo, e state sicuri che se si arriverà alla battaglia, sarà una lotta all’ultimo spettatore.

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Social Strategia

Alberto Angela è la dimostrazione che i social sono amici della qualità

Sabato sera. Prima serata. Gli spettatori televisivi non sono solitamente molti, la gente preferisce uscire, approfittando del fine settimana. Se si opta per stare a casa si è soliti sintonizzare l’apparecchio televisivo su un programma divertente, rilassante o uno spettacolo, insomma, si sceglie l’intrattenimento.

Ma Alberto Angela con il suo programma Ulisse è riuscito ad incollare allo schermo quasi 4 milioni di telespettatori in un mite sabato sera di ottobre: un risultato notevole! Se ci aggiungiamo che l’argomento di sabato 13 ottobre non erano dei teneri cuccioli di capriolo o le bellezze inarrivabili della nostra Italia, ma si parlava del rastrellamento del ghetto di Roma nel 1943 (non proprio un argomento da serata al pub con gli amici), il risultato è sicuramente impressionante! Quali sono le ragioni di questo successo?

Sicuramente Ulisse è un programma di qualità e Alberto Angela è un perfetto divulgatore, ma gli ascolti (record per questa tipologia di TV) si devono anche all’esplosione del fenomeno social che lo riguarda.

Da più di un anno infatti Angela Junior è al centro dell’attenzione dei social media. Pagine facebook e gruppi privati spuntano come funghi per celebrare le doti intellettuali (e non) del più popolare conduttore televisivo del momento.

Rimanere a casa il sabato sera per guardare Ulisse con Alberto Angela è un esempio di questo fenomeno, dove il personaggio viene paragonato addirittura al campione Cristiano Ronaldo:

La fanpage ufficiale del conduttore televisivo conta circa 870.000 like, più di quelli della pagina di un programma come il Festival di Sanremo.

Ma cosa fa il figlio del celebre Piero Angela per alimentare questo successo di pubblico? Nulla più che il suo lavoro, in modo eccelso, questo va detto. La sua fama social ha preso il volo un po’ per caso e lui non ha fatto altro che cavalcare l’onda nel modo giusto, senza strafare o concentrarsi solo sul web, anzi; ha continuato a ideare e condurre i suoi documentari con la solita minuziosità ed enfasi narrativa.

Social e televisione sono due canali indipendenti e il successo su uno non sempre equivale a un buon risultato sull’altro. Se Ulisse non fosse un programma fatto bene, resterebbero famosi solo i meme su Alberto Angela e non il programma stesso. I curiosi si annoierebbero dopo i primi due minuti di trasmissione se non ne valesse la pena e continuerebbero solo a commentare il suo aspetto fisico.

Allora, qual è la morale della favola Alberto Angela che quasi eguaglia i risultati portati a casa da Maria de Filippi con il ben più leggero Tu sì que vales? Che i social sono un ottimo strumento di marketing e di reputation, che vanno sfruttati anche se non fanno direttamente parte del nostro mestiere perché possono portare un ritorno positivo proprio al nostro lavoro, ma solo se continuiamo a farlo bene.