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I numeri sui social: qualità o quantità?

Oggi una delle cose più importanti nel mondo digitale è il pubblico che abbiamo. Ricevere il consenso e misurare la sua consistenza, quantificare l’interesse che si riceve, sono tutti indici utilissimi che ci descrivono il successo o meno della nostra attività sul web. Anche perché, alla base delle interazioni online, c’è una componente “residua” del mondo offline: la fiducia. Infatti, soprattutto nel mondo digitale – dove l’interazione è mediata da macchine – diventa importante stabilire un rapporto basato sulla fiducia.

La quantificazione di questi indici si traduce, banalmente, in numeri. Numeri che possono tradurre una situazione reale oppure fittizia, e che quindi potrebbero potenzialmente falsare la nostra analisi. Se comprendiamo che descrivono una situazione con reale riscontro nella realtà, allora possiamo davvero trarne beneficio, sia per migliorare il tiro, sia per capire i nostri punti di forza.

Da cosa sono dati i numeri reali (o realistici)? Dall’interazione degli utenti. Se questa interazione, questa partecipazione e questo coinvolgimento derivano davvero dall’entusiasmo degli esseri umani che stanno dietro alle macchine, saranno click che condizioneranno sicuramente gli algoritmi, facendoci capire il valore del contenuto (o del prodotto) che proponiamo.

La visibilità, quindi, dev’essere ottenuta organicamente, come frutto di condivisioni e conversazioni online, cioè di click che aprono il contenuto e mostrano per questo un reale interesse degli utenti.

Non si tratta di una faccenda puramente matematica: le interazioni sono importanti per il loro livello umano. Le interazioni degli utenti, delle persone, sono la base sulla quale costruire un rapporto con loro, uno scambio che può generare l’opportunità. Non c’è insomma da elogiare troppo pagine con migliaia di follower se, in quanto a rapporti, contano invece poche interazioni. Meglio avere meno seguaci, o fan – chiamateli come volete – ma attivi, che mostrino un interesse per ciò che proponete.

Ma come si fa la differenza in un mondo social sempre più popolato? Bisogna fare un confronto fra il numero di fan e quello delle loro interazioni, fra apprezzamenti, condivisioni e commenti. I social media non rappresentano solo un mondo di numeri e bit, ai social media corrispondono ambienti e persone fisiche. È il vostro atteggiamento che definisce il successo del vostro Personal Branding.

Più penserete alle persone, più avrete da loro risultati e riscontri. Più penserete alla moltitudine di emotività dietro ai click, più vi sarà chiaro come attirarli. Aprite la vostra mente e sentirete “l’amor che move il sole e l’altre stelle”.

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Internet e l’informazione

Grazie alla comunicazione digitale le notizie si diffondono molto più velocemente di quanto accadesse in passato. Per questo oggi siamo immersi in un contesto con una grande varietà di fonti e contenuti.

L’informazione attuale è sempre meno a imbuto e sempre più a rete. Inoltre, con l’avvento dei social network la comunicazione segue un percorso contrario a quello del flusso tradizionale. Se in passato c’erano alcune fonti molto autorevoli che comunicavano ai cittadini, oggi accade anche il contrario, soprattutto sui social: i messaggi si spostano dagli utenti agli account di chi fornisce servizi di informazione.

Sul web le notizie viaggiano molto velocemente e provengono da diverse fonti, non solo testate giornalistiche e media tradizionali ma anche siti web di informazione libera, blog personali e aziendali.

In questo contesto, caratterizzato da un flusso costante di comunicazioni, non è facile distinguere le fonti affidabili da quelle che non lo sono. Proprio per questo Google ha recentemente oscurato 200 siti che diffondevano notizie false, con l’intento di promuovere un’informazione veritiera. Attraverso i controlli con Adsense, Google lavora per impedire che i siti di junknews prendano piede. Purtroppo, però, la tecnologia si basa su algoritmi e talvolta commette errori, considerato anche che distinguere i siti con contenuti chiaramente falsi da quelli con informazioni ai limiti della correttezza sta diventando sempre più complesso.

È proprio di questi giorni il caso di ByoBlu, un blog di informazione libera a cui è stato bloccato l’uso di Adsense scatenando una massiccia contestazione sulle metodologie “da bavaglio mediatico” imposte da Google.

Le testate tradizionali e i giornalisti, forse per troppo tempo cullati dall’idea di un mondo che non esiste più, hanno fatto finta che nulla fosse cambiato e troppo spesso si sono lasciati andare a critiche e severe prese di posizione. La torre d’avorio dell’informazione di qualità, però, si sta lentamente sgretolando sotto i colpi di maglio degli editori e della necessità di rincorrere il clic pubblicitario.

Troppi utenti ormai si lamentano delle logiche di “click-baiting” che testate – anche prestigiose – utilizzano per raccogliere qualche impression in più da mostrare ai centri media. Quotidiani che una volta si facevano vanto di non pubblicare una foto a colori sulla loro carta, oggi mostrano su pagine di notizie di cronaca, a volte anche gravi, link ad altre news di tutt’altro spessore, spesso corredate da foto a dir poco esuberanti.

La caratteristica del web è stata dare a tutti le stesse opportunità di comunicazione e troppi utenti hanno pensato di poter fare i giornalisti online. Forse è arrivato il momento che i giornalisti diventino meno utenti e tornino a fornire notizie di qualità: quella qualità fondamentale per eliminare il fenomeno delle junknews dalle bacheche degli utenti!

È evidente, quindi, che il mondo dell’informazione è profondamente cambiato e oggi più che mai anche per le aziende è importante comunicare sul web in modo professionale.

La diffusione di notizie false sulla propria attività, infatti, può avere importanti ricadute in termini di brand reputation; per questo è essenziale affiancare alla creazione di contenuti di qualità un monitoraggio costante di ciò che consumatori e competitors dichiarano sul web. Affidarsi a un’agenzia di creazione di contenuti di marketing diventa quasi un obbligo per evitare la trappola della disinformazione digitale.

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Cosa intendiamo quando parliamo di Assessment

Nell’area delle risorse umane l’assessment è la fase in cui si valutano le potenzialità espresse e inespresse del candidato.

Nel caso di un’azienda o di un professionista che richieda una strategia di comunicazione digitale, per assessment si intende un lavoro di analisi della sua attuale presenza sul web, del mercato di riferimento e dei competitor.

Diversi aspetti vengono presi in considerazione durante questa analisi: il linguaggio utilizzato, i contenuti già presenti sul web e il target di riferimento sono solo alcuni.

Solo partendo da un’accurata analisi iniziale si possono avere tutti gli elementi necessari a costruire una strategia digitale personalizzata e ottenere i risultati attesi dal cliente, come un miglioramento delle vendite o della brand awareness.

La strategia di comunicazione in ambito digital assume concretezza in una pianificazione che stabilisce tempistiche, strumenti, mezzi e canali di comunicazione in base alla specifica azienda.

L’assessment, quindi, è una fase indispensabile perché permette di usare i canali più appropriati e monitorare i risultati nel tempo.

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Perchè ha senso fare instant communication di un evento

Venerdì 13 ottobre si è svolto l’E-Commerce Day 2017, per il terzo anno consecutivo al Mirafiori Motor Village di Torino. Villa Consulting ha partecipato come partner ufficiale dell’evento per l’instant communication. Ma a cosa serve fare instant communication di un evento?

Ad aumentare il buzz intorno all’evento e ai brand che partecipano.

  • Riunisce la community che ruota intorno all’evento e la stimola a fare network attraverso commenti e condivisioni. Al tempo stesso permette anche a chi non può essere presente di assistere all’evento o di coglierne gli spunti più importanti.
  • Consente a chi è in sala di condividere e commentare quanto accade, arricchendo l’intervento con link e approfondimenti.
  • Fornisce un buon engagement sui vari live-post: possono nascere nuove collaborazioni o si può aumentare il numero di follower che vengono a conoscenza della nostra azienda tramite la ricondivisione da parte di altre realtà o dall’account ufficiale dell’evento.

Inizio dicendo che l’instant communication non è una live di Facebook! Chiariamoci immediatamente. Per quanto siano molto di moda e molto carine da farsi (spesso più da farsi che da vedersi, ahimé), le live sono semplicemente un succedaneo social dello streaming. L’instant communication, per come lo intendiamo noi, è un reportage social di quanto succede all’interno dell’evento. Un vero e proprio racconto live dei principali temi, degli approfondimenti e delle curiosità che un evento e i suoi relatori raccontano alla platea. Il tutto trasmesso dentro il mondo social con tutte le relative dinamiche di amplificazione, dialogo e interazione.

Come ben sappiamo, i social sono tutti diversi tra loro e al di là delle varie infografiche che ci raccontano lo stato dell’arte di quello specifico social, non tutti sono adatti a un certo tipo di comunicazione. Per l’instant communication il social che la fa veramente da padrone è sicuramente Twitter.

Twitter non attraversa un bel momento, lo sappiamo, ma il live tweeting è ancora il suo miglior proposito per la sopravvivenza. Negli anni lo abbiamo visto nei contesti più disparati.

Ha dato una spinta agli ascolti di trasmissioni come X-Factor e alla fiction Braccialetti Rossi, dove gli stessi membri del cast sono intervenuti per incuriosire i fan e confrontarsi con loro. Viviamo nell’era del multitasking e restarcene sdraiati sul divano non ci basta più; ci prudono le mani e restare immobili davanti alla TV non è più un’opzione contemplata: preferiamo tenerle impegnate a digitare sui telefonini e principalmente sui social. Condividere è ancora una volta la parola d’ordine, vogliamo dire la nostra su tutto e non sentirci mai soli, nemmeno sul divano di casa.

Ma per il B2B che significato può avere? Per un evento business in cui vengono trattati argomenti specifici e con finalità commerciali, quali possono essere le leve da usare per stimolare il dialogo e creare quel famoso rumore di fondo di cui parlavamo all’inizio? Sicuramente l’obiettivo non è far passare il tempo agli spettatori né tanto meno farli sentire meno soli. Come dicevamo prima, l’obiettivo è coinvolgere la platea facendola sentire parte integrante di uno “stream di comunicazione” in cui loro sono autori, produttori e distributori. Lanciare provocazioni, chiedere l’opinione sugli argomenti di cui si sta dibattendo in sala, mescolare contenuti editoriali a contenuti visivi per rafforzare la forza della comunicazione, spingere su account e hashtag per favorire il dialogo e convogliare nello stesso canale tutte le comunicazioni spontanee, rispondere ai messaggi e favorire la propagazione dei contenuti istituzionali e user generated… insomma, il live posting è un’attività che va architettata e preparata nei minimi dettagli perché possa definirsi marketing.