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Grafica Strategia

Il biglietto da visita è il santino che non passa mai di moda

Di recente vi abbiamo parlato di calendari cartacei obsoleti. Oggi vi vogliamo dire due cose sui biglietti da visita. Ecco, qui la questione cambia radicalmente. Qui esce, in effetti, il feticista del santino che giace in molti di noi.

I biglietti da visita sono ancora fondamentali. Diciamo che sono fondamentali come le pagine FB delle attività B2B, a volte non servono a una mazza, ma se non le hai, è peggio! Una fregatura, insomma, perché hanno importanza solo quando mancano, ma non danno un gran beneficio quando ci sono. Allora l’unica soluzione è continuare imperterriti a farli, contro il tempo che avanza, i QR code, i Simper sul telefonino che ti danno il nome del chiamante anche se non lo hai nella tua rubrica e il mare magnum dell’internet che è in grado di rintracciare una persona che hai incontrato mettendo insieme tutte le tue tracce digitali.

Se bisogna assolutamente continuare a farli, bisogna farli belli, almeno. Studi clinici dimostrano che un bigliettino colorato previene la malattia dell’oblio e del cestino raccolta-carta. Scherzi a parte, davvero recenti studi sostengono (e mi pare anche abbastanza ovvio) che più i bigliettini sono “belli” e meno banali, meno finiscono nel cestino o nel dimenticatoio.

Quindi tanto vale sfruttare la magia della grafica. Una spruzzata di Illustrator, un pizzico di Indesign e anche il grigio bigliettino dell’idraulico può diventare il cartonato di Super Mario. Certo, in medio stat virtus e non è bene neanche strafare, sia perché spendere 500 euro per racimolare, forse, un cliente che ti compra una guarnizione non è una grande idea, sia perché l’eccentricità va bene se lavoriamo nel fantastico mondo della creatività, altrimenti meglio andare sul classico con un pizzico di colore in più, che male non fa.

Insomma non sto a spiegarvi tutti i trucchi del mestiere, contattateci e vi suggeriremo il biglietto da visita adatto a voi: quadrato, rettangolare, cubico, tridimensionale, caleidoscopico, ce n’è per tutti i gusti. Non vi illudete, il bigliettino da visita non muore mai, come i santini, ce lo porteremo appresso, in secula seculorum!

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Grafica

Nel 2018 il calendario aziendale è ancora un valido gadget (?)

Nel 2018 come nel 2060 ci sentiamo di dire.

Oggi che è tutto digital & social, forse sarete stupiti di sapere che uno dei gadget ancora tra i più richiesti è il classico calendarietto da ufficio. Sì, quello aziendale con il logo e i contatti per intenderci. Perché?

Di motivazioni che sono alla base della resilienza alla digital revolution potremmo trovarne a bizzeffe. Iniziamo a parlare della nostra passione, particolarmente italiana, per i “feticci”. Tutto ciò che è tangibile ha in qualche modo un valore maggiore per chi lo riceve. Poco importa se su Google Calendar puoi fare una serie di azioni che sulla carta, ahimè, te le scordi, tipo sincronizzare il calendario con le tue app lavorative o visualizzare simultaneamente i tuoi impegni e quello di uno specifico gruppo di contatti (colleghi, famigliari, ecc.). Ma vuoi mettere tutto ciò con la possibilità dello scarabocchio libero e creativo che il cartaceo ti da?

La verità è che siamo ancora troppo attaccati alla fisicità delle cose, perché tutti coloro che sono nati fino ancora ai primi anni ’90 hanno una forma mentis che è legata ad essa.

Questo ci pone davanti a una sfida che sa di retrò. Il design del calendario.

Siamo una web agency e i nostri grafici sono quotidianamente indaffarati con layout web da far quadrare in CSS, HTML e così via. Non che sia facile, ma al massimo li sentiamo discutere con il programmatore su come fare questo o quello, come far risaltare meglio la loro idea che non sempre è applicabile al 100% in programmazione.

Ma il cartaceo è tutto un altro universo. Qui non basta scrivere una riga di codice che ordini al testo di allinearsi fedelmente a questo o a quell’oggetto o che lo formatti sempre uguale a se stesso, preciso, pulito. Quando si lavora per la carta, bisogna fare attenzione all’impaginazione per lo stampatore, oltre che immaginarsi come sarà invece una volta realizzato. Capovolgere, girare le pagine, pensare ad abbondaggi e allineamenti, disporre i segni di taglio. Insomma bisogna fare attenzione a tutto. Ricordarsi, ad esempio, che è necessario lavorare in quadricromia (CMYK) altrimenti i colori stampati rischiano di essere deludenti rispetto all’anteprima digitale!

Tutto questo non significa che nel web ci si possa permettere di essere meno precisi, ma se qualcosa non funziona è il sistema stesso a segnalarlo, a non funzionare, a creare un bug che andrà quindi corretto e si fa (quasi) sempre a tempo.

La carta è one-shot o la va o la strappa (il cliente). Un errore stupido come uno spazio al posto sbagliato che disallinea due pagine affiancate, può rovinare il lavoro intero e renderlo inutilizzabile.

Noi siamo sempre schierati dalla parte del web perché apre infinite possibilità, anche e soprattutto alla creatività e a una grafica immersiva che può offrire molto più di quanto non possa fare la carta stampata. Ma sappiamo che per andare lontano bisogna partire dall’origine e padroneggiare gli strumenti antenati del web per prenderne il buono e fare qualcosa di grande con lo stile dei migliori prodotti stampati e gli strumenti più avanzati del web development!

 

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Grafica Web

Gruppo E: un buon esempio di immagine coordinata efficace e di impatto

Abbiamo di recente terminato un lavoro lungo e affascinante di cui vorremmo parlarvi perché ci rende particolarmente orgogliosi. Il cliente è il Gruppo E e le 4 aziende che ne sono parte. Il nostro compito è stato quello di ripensare in alcuni casi o inventare ex-novo, la grafica e la comunicazione di questi brand e costruirne l’immagine coordinata. Abbiamo dovuto quindi fare leva sulle nostre competenze di web agency, content curation e di strategia di marketing.

Non è facile stravolgere l’immagine di un’azienda, figuriamoci di 4!

La sfida infatti era far sì che di ogni azienda si intuisse la peculiarità, ma che al tempo stesso ci fosse una coerenza grafica e comunicativa di base. Parlando con i rappresentanti delle diverse anime che componevano il gruppo, ci siamo fatti un’idea di quello che poteva incontrare maggiormente il gusto dei nostri clienti. Abbiamo scelto di usare il mondo del Sci-fi come filo comune, partendo da uno dei brand con cui già collaboravamo: MediaSecure.

4 personaggi per 4 azienda. Ogni personaggio incarna le peculiarità delle aziende:

Confrontato con gli altri personaggi, Ergon è il guardiano con le dimensioni più importanti. Anche considerato individualmente, il suo aspetto trasmette forza e autorità.

Le venature che attraversano l’armatura hanno una tonalità particolarmente accesa, un azzurro al neon che recupera l’attuale colore del logo ma lo proietta in un’ambientazione  sci-fi fortemente digitalizzata. L’obiettivo era realizzare un avatar che incarnasse il mondo hi-tech, coerente con la mission del brand ma anche in grado di adeguare l’immagine aziendale alla modernità dei giorni nostri.

L’armatura richiama volutamente quella degli altri guerrieri del gruppo, ma il personaggio scelto per identificare Estrobit presenta peculiarità tutte sue: egli, infatti, è un mago in grado di generare codice con le proprie mani. Un potere che riflette la mission aziendale – la realizzazione di software – proiettando immediatamente il potenziale acquirente in una dimensione hi-tech in cui è possibile, come per magia, dare origine a nuovi programmi. Il colore rosso accende il colore attuale del logo con un neon che restituisce un immaginario digitalizzato e moderno.

MediaSecure si occupa di Sicurezza Informatica e il suo personaggio è proprio una sentinella, un guardiano che vigila sul perimetro della tua azienda e mira a debellare le minacce che popolano la rete. Il personaggio è un avatar che può dare un volto ai prodotti MediaSecure e un potenziale protagonista dell’advertising aziendale. Diventa così possibile creare una comunicazione molto accattivante, basata su un immaginario moderno, assimilabile a videogame e comics, rendendo l’aspetto dei prodotti più friendly e al passo coi tempi.

Il branding di Neboola deriva direttamente dai servizi cloud-based offerti dalla società. Abbiamo giocato sul concetto di “cloud” – “nuvola”, ideando un personaggio che avesse come peculiarità il volo. Le sembianze femminili richiamano il nome del brand e il colore viola conferisce all’immagine aziendale un aspetto particolarmente originale. Inoltre, accostando le diverse identità del Gruppo, questo colore si differenzia da tutti gli altri.

Partendo dai personaggi e da una narrazione che si sviluppa intorno ad essi abbiamo realizzato i 5 siti web (sviluppo di un sito internet per ogni brand e uno dedicato al gruppo), mettendo al centro i servizi caratteristici di ogni brand e dando grande rilievo alla parte grafica personalizzata che valorizza ogni portale. Particolare attenzione è stata data anche ai contenuti testuali che pur trattando materie molto tecniche, cercano di rimanere comprensibili a tutti i possibili visitatori del sito, anche ai meno esperti in materia IT. Una sfida di web development e di copywriting assolutamente interessante.

Abbiamo poi sviluppato in toto l’immagine coordinata attraverso il la grafica e il design di tutta l’immagine coordinata, i nuovi biglietti da visita, la nuova carta intestata e le nuove grafiche necessarie alle attività quotidiane dell’azienda (grafiche PPT, roll-up. brochure, etc).

In questo modo non abbiamo tralasciato alcun dettaglio e abbiamo offerto al cliente un nuovo pack grafico completo che fosse di grande impatto per i clienti attuali e futuri del gruppo E.

Insomma una forte attività di web agency, collegata a content curation e tanta strategia di marketing. La sfida del Gruppo E non è ancora terminata, da ora in poi qualsiasi gadget aziendale dovrà essere perfettamente coerente con lo stile finora sviluppato e soprattutto dovrà continuare a stupire come ha fatto fino ad ora, non sarà facile, ma i nostri guerrieri ci daranno una mano!

La mention di ieri sui social ufficiali del cliente sulla chiusura della prima parte della attività di rebranding ci ha ovviamente fatto 4 volte felici!

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Grafica

VisCom 2018 e la lezione sulla prossemica del marketing

La prossemica è la distanza che si interpone tra sé e gli altri, tra sé e gli oggetti. Un modo silenzioso di comunicare, se vogliamo, il modo di porsi nello spazio e di organizzarlo che dice molto di noi, anche inconsciamente.

Quando parliamo del nostro brand, di quello che facciamo, quando vendiamo qualcosa, non possiamo fare a meno di occuparci dello spazio, di tener conto dei messaggi che mandiamo in base a come siamo vestiti, a dove ci sistemiamo, ai nostri gesti.

Partendo da questo presupposto, gli allestimenti sono fondamentali nel mondo della comunicazione. La scorsa settimana siamo stati a VisCom, la più grande fiera italiana del tutto dedicata alla comunicazione visiva e alle sue novità.

In ottica “prossemica” della comunicazione, ci ha colpito un’azienda che presentava dei ledwall trasparenti. Un concetto che ci ha affascinato e fatto riflettere. Abbiamo pensato banalmente alle vetrine dei negozi, solitamente barriere che dividono l’interno del negozio da quello che si decide di esporre. Come se il vetrinista decidesse ció che è giusto mostrare oscurando la reale atmosfera del negozio che dentro palpita, vive, con i suoi clienti e i suoi commessi. E se invece pensassimo a uno videowall trasparente che mostri i prodotti e li mostri mentre sullo sfondo va in scena l’ordinaria routine del punto vendita. Rivoluzionario. No?

Questo sistema di display si presta anche ad applicazioni più spettacolari, immaginate un grande evento: il lancio di un nuovo prodotto di punta o i 50 anni di una grande azienda. Mentre sul videowall scorrono le immagini dei successi aziendali si intravede una figura spuntare sullo sfondo ed è…Tiziano Ferro! o Andrea Bocelli! (sostituire il nome con chi vorreste cantasse per celebrare il vostro brand). Che spettacolo sarebbe, delineare il volto della star lentamente, mentre l’immagine reale, si fonde con quella digitale. Un modo diverso di concepire il palco dove lo show è già parte della realtà e la realtà diventa show live.

TUTTO QUESTO È PROSSEMICA DELLA COMUNICAZIONE FINALIZZATA AL MARKETING.

Imparate a muovervi nello spazio e a porvi nel modo giusto rispetto agli strumenti comunicativi che avete. Accorciate le distanze con i vostri potenziali clienti. Fateli entrare nello schermo con voi o concedete di dare una sbirciata attraverso, annullando le distanze tra il dietro le quinte e la vetrina aziendale.

Imparate a porvi nello spazio comunicativo, nel modo migliore, per risultare efficaci!

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Grafica Strategia Web

I colori del tuo brand non li scegli tu

I am feeling blue, diceva sempre Marco, un mio vecchio compagno di università depresso quando voleva giustificare la sua pigrizia. Non è una cosa rara associare uno stato d’animo a un colore; quando uno si sente blu, tendenzialmente è un po’ giù, ma è una cosa che deriva in toto dalla cultura americana, qui in Italia è più facile usare il nero. Sono nero, se sono arrabbiato, di umore nero se sono anche un po’ triste.

Ogni colore infatti ha un significato. Non intrinseco solitamente, ma influenzato da fattori storico sociali, oltre che dalle immediate reazioni che stimola (ricordiamoci che anche in questo caso però c’è un retaggio culturale che le guida).

Quando decidiamo di che colore dipingere la nostra camera da letto o il nostro salotto, ci chiediamo che sensazione vogliamo che rimandi. Vogliamo il giallo per farci sentire allegri e creativi sempre, da quando ci alziamo a quando ci corichiamo la sera, e il verde in salotto per far sapere che il nostro animo è green, è eco-chic.

I colori e il loro significato

Sì, i colori parlano, non smettono mai di farlo e quindi dobbiamo riflettere molto bene prima di sceglierne uno per rappresentare la nostra azienda. Logo, sito web, immagine coordinata, sono già un messaggio implicito di ciò che siamo e di ciò che proponiamo al cliente, non solo in termini di offerta tangibile, ma anche di mood.

Si sprecano gli imprenditori che fanno del proprio colore preferito (o peggio ancora dei colori della squadra del cuore) i colori del proprio brand. Non è saggio, devo dirvelo. Non è una scelta che va fatta di pancia! Se l’irrazionalità è pericolosa già nei sentimenti, figuriamoci in affari, per carità. Esistono delle regole, non solo psicologiche ma anche banalmente estetiche.

I colori interagiscono tra loro, alcuni in maniera positiva per l’occhio e quindi per la nostra mente, altri in maniera meno efficace, se non fastidiosa.

Quindi step n.1 capire cosa vuole comunicare il nostro brand, senza fare l’errore di identificarlo con noi stessi o con le persone che ci lavorano. L’azienda è un’entità terza con la sua personalità che può essere anche volutamente molto diversa da noi come individui… se può tranquillamente esistere un titolare di pompe funebri molto allegro nel suo privato, difficilmente esisterà un’immagine coordinata di pompe funebri che sfrutti tutti i colori dell’arcobaleno. Business is business.

Pensate, inoltre, che esistono diversi livelli di complessità. Alla base ogni colore ha una inclinazione “naturale”, il rosso è energia, il viola è glamour, ecc. Ma l’immagine di un’azienda comprende quasi necessariamente più di un colore. E qui la faccenda si complica. E arriva lo step. n.2: la corretta scelta dei colori aziendali dev’essere necessariamente frutto di uno studio di mercato ragionato sulla volontà di posizionamento del brand e sulla capacità del cliente di coglierne le giuste intenzioni. Si tratta di un processo che non può avvenire leggendo questo articolo o guardando uno schema riassuntivo delle emozioni che i colori suscitano. Occorre fare uno step in più e rivolgersi a chi lavora da anni per studiare immagini aziendali coerenti e di successo.

Chiudi gli occhi e immagina la tua azienda in una grande stanza. Di che colore vedi le pareti e tutti gli arredi? Ripeti questo giochino con tutte le figure chiave della tua azienda, e magari anche con qualche cliente, e raccogli i loro commenti. Potresti scoprire quanto la realtà sia distante dalle aspettative e quanto tu possa aver bisogno di intervenire per avvicinare il percepito con il reale.

Non esitare a contattarci per parlarne insieme.